La prostituzione è incompatibile con l’uguaglianza uomini-donne

Pubblichiamo l’intervento di Ingeborg Kraus alla Conferenza di Madrid organizzata dalla «Commissione per l’indagine sui maltrattamenti alle donne», con il titolo « La prostituzione è incompatibile con l’uguaglianza uomini-donne »
Madrid, 15.10.2015

«In Germania, l’abolizionismo non è preso sul serio perché si immagina che esista una “buona prostituzione”. Si ammette che la prostituzione infantile non sia tollerabile; allo stesso modo, si considera la prostituzione cosiddetta “sotto costrizione” come un flagello. Ma la prostituzione tra due persone adulte, che vengono definite mutualmente consenzienti, perché mai? Perché vietare a due persone adulte questa decisione?

Un anno fa, è stato pubblicato un “Manifesto degli psicotraumatologi tedeschi contro la prostituzione” Manifeste des psychotraumatologues allemandes contre la prostitution. Questo testo afferma che la prostituzione è umiliante e degradante, che è un atto di violenza e che perpetua questa violenza nella vita delle donne. Non c’è una “buona prostituzione”. Il manifesto chiede anche una legge che responsabilizzi gli uomini, con l’esigere una legislazione penalizzante per i compratori di sesso. Questo manifesto è stato firmato dagli specialisti in traumi psichici più riconosciuti e più influenti di Germania.

Per comprendere l’importanza di questo manifesto, vorrei situarlo nel suo contesto storico, perché arriva con 120 anni di ritardo!

La psicologia clinica è stata fondata da Sigmund Freud. Alla fine del 19° secolo, gli psichiatri europei si sono interessati al fenomeno dell’isteria. A Parigi, c’era lo psichiatra Charcot e a Vienna, Sigmund Freud. Quando Charcot osservava e notava i sintomi di queste donne, Freud cominciava ad ascoltarle. Freud pubblicò le sue scoperte in un primo libro intitolato “Sei studi sull’isteria”, dove ha scoperto che tutte queste donne avevano subito violenze sessuali durante l’infanzia. Questo libro fece scandalo all’epoca, soprattutto per il fatto che queste donne erano “di buona famiglia”. Ben presto, l’Associazione dei medici viennesi fece pressione su Freud perché ritirasse questa tesi che associava i sintomi dell’isteria a violenze sessuali subite dalle donne durante la loro infanzia. Questa pressione minacciava di mettere fine alla carriera di Freud, ed egli cedette. Freud rinnegò questa scoperta e, al suo posto, creò la sua teoria dei fantasmi, secondo la quale queste aggressioni erano cose che le donne fantasticavano e desideravano. Nel corso di un secolo, tutte le scuole di specializzazione hanno propagato questa tesi, sulla quale si sono appoggiate per legittimare la negazione delle violenze fatte alle donne e l’assoluzione dei colpevoli.

Tutt’oggi, le discussioni riguardo alla prostituzione girano ancora intorno a questi stessi meccanismi: la negazione delle violenze fatte alle donne, il trasferimento di colpevolezza sulla vittima con questo argomento «ma siete voi che desiderate avere rapporti sessuali con noi!» Tutto questo per proteggere un soggetto tabù – la sessualità maschile – e garantire il proprio diritto a espandersi senza costrizioni né limiti.

Se il lobbysmo dell’epoca non avesse preso la scienza in ostaggio, se Freud non avesse rinnegato la sua prima tesi, non saremmo ancora lì tutt’oggi. Le scuole hanno formato e sensibilizzato i loro allievi alla violenza fatta alle donne solo oggi, dopo diverse generazioni. Solo oggi, vedendo una donna prostituita, abbiamo il riflesso di dire «Ha dovuto subire cose gravi per fare questa scelta» e non «è la sua volontà!».

Se si analizza oggi la problematica della prostituzione in Germania, si constata che la cultura della negazione è onnipresente e che il lobbysmo è ugualmente infiltrato ovunque.

• C’è negazione della violenza fatta alle donne prima del loro passaggio alla prostituzione;
• C’è negazione delle conseguenze fisiche e psichiche generate dalla prostituzione;
• C’è negazione delle violenze fatte alle donne in situazione di prostituzione;
• C’è negazione dell’impatto della prostituzione sulla società, sui rapporti tra donne e uomini e sulla famiglia.

Vorrei sviluppare i primi tre punti:

1. Il passaggio alla prostituzione, considerando soltanto la prostituzione cosiddetta “volontaria”:

Ecco che cosa dice Ellen Templin, gestrice di un “studio” di Domina a Berlino: «Non esiste prostituzione volontaria. Una donna che si prostituisce ha delle ragioni per farlo. Ci sono in primo luogo delle ragioni psichiche. Qui, nel mio “studio”, tutte le donne sono state abusate durante la loro infanzia. Tutte! L’anima di queste donne che si prostituiscono è già stata distrutta». (Alice Schwarzer HG, Prostitution, ein Deutscher Skandal, 2013, p. 171-178)

Rosen Hircher, che ha cominciato a prostituirsi all’età di 31 anni, dice: «Mi sembrava del tutto normale quello che facevo. Sapevo esattamente dove andavo e mi sembrava normale di restarci. Non dimenticherò mai, mai, la frase che una prostituta mi ha detto il primo giorno ‘Guarda che lo hai già fatto per tutta la vita’». E in effetti, io ero stata abusata sessualmente da mio zio quando ero piccola. Mio padre era alcolista ed estremamente aggressivo. Dopo la mia infanzia, ero abituata a subire la violenza degli uomini.» (Rosen Hircher, Une prostituée témoigne, 2009).

In effetti, i numerosi studi fatti su questo soggetto dimostrano una correlazione stretta tra il passaggio alla prostituzione e la violenza subita nell’infanzia:

• Lo studio di Melissa Farley nel 2003 dimostra che dal 55% al 90% delle donne prostituite sono state vittime di aggressioni sessuali durante la loro infanzia, e il 59% di maltrattamenti. (Farley, « Prostitution and Trafficking in Nine Countries : An Update on Violence and Post-traumatic Stress Disorder », 2003)
• Uno studio condotto nel 2004 dal ministero tedesco della Famiglia, dell’Infanzia, delle Donne e della Gioventù ha concluso che l’87% delle donne aveva subito violenza fisica prima dell’età di 16 anni. (Bundesministerium für Familie, Senioren, Frauen und Jugend : Gender Datenreport, 2004)
• Uno studio di Sibylle Zumbeck condotto in Germania nel 2001 ha stabilito che il 65% tra di esse erano state maltrattate fisicamente e il 50% vittime di violenze sessuali. (Zumbeck, Sibylle: « Die Prävalenz traumatischer Erfahrungen, Posttraumatische Belastungsstörungen und Dissoziation bei Prostituierten », Hambourg, 2001)

Il sistema prostituzionale utilizza questi traumi dell’infanzia nel suo proprio interesse e per il suo profitto. Una tale infanzia produce difatti tre meccanismi psichici:

Täterintrojekte : L’identificazione con l’aggressore: il pensare di essere ridotta in pezzi, la sensazione che non si ha valore e che non si merita di meglio.
Wiederholungszwang: La compulsione alla ripetizione, ovvero il fatto di rivivere volontariamente situazioni traumatiche simili con l’illusione di controllare il gioco ogni volta.
• La dissociazione: è questo punto che svilupperò.

Michaele Huber, direttrice della Società tedesca di “Trauma e Dissociazione”, dice che «per permettere a delle persone estranee di lasciar penetrare il proprio corpo, è necessario sopprimere fenomeni naturali: la paura, la vergogna, il disgusto, il sentimento di estraneità, il disprezzo, l’autocondanna. Al loro posto, queste donne mettono: l’indifferenza, una neutralità, una concezione funzionale della penetrazione, una reinterpretazione di questo atto come un “lavoro” o un “servizio”. (http://www.michaela-huber.com/files/vortraege2014/trauma-und-prostitution-aus-traumatherapeutischer-sicht.pdf, 02.01.2015)

Difatti, queste donne dissociano. Che cos’è la dissociazione? (http://www.michaela-huber.com/files/vortraege2014/trauma-und-prostitution-aus-traumatherapeutischer-sicht.pdf,02.01.2015)

La dissociazione è un corto circuito delle funzioni integrative quando lo stress diventa insopportabile:

• La coscienza (si osservano fenomeni di trance)
• La memoria (amnesia)
• Le sensazioni
• La percezione del proprio corpo e di sé (fenomeno di sordità)
• La percezione dell’ambiente circostante (campo visivo ristretto, tutto diventa come una nebbia).
• L’identità (si gioca un ruolo, non si sa più chi si è, etc.)

Pertanto, mi pongo la questione: se non si sa più chi si è, perché non si è veramente presenti, se la coscienza è annebbiata, se non si percepisce niente perché si è disconnesse dal proprio corpo – si può parlare di libertà? Di espressione personale, di realizzazione di sé, di autodeterminazione?

Il fenomeno della dissociazione non è qualcosa che si può mettere in atto e disconnettere come si vuole. La dissociazione può permanere, ci sono funzioni integrative che possono rimanere spente nel corso di lunghe durate. E’ ogni volta impressionante per me vedere le donne riconnettersi alla vita. Dopo una terapia riuscita, alcune dicono: «ora posso sentire di nuovo il dolore», oppure «ora posso sentire di nuovo che il cibo ha un gusto», oppure «ora comprendo chi sono».

Se non ci fosse il fenomeno della dissociazione, in effetti, i danni della prostituzione sarebbero limitati a questo livello. Ma c’è anche la memoria traumatica. Durante la dissociazione il corpo e la corteccia sono in gran parte anestetizzati. Si percepiscono le cose, ma queste non sono più tutte memorizzate nella corteccia, e si possono così avere delle amnesie, dei buchi nella memoria. Un certo vissuto è registrato in un’altra parte del cervello, che noi chiamiamo «la memoria traumatica». Questa memoria non funziona sullo stesso principio della corteccia, è una sorta di scatola nera a cui noi non abbiamo accesso per mezzo della sola nostra volontà, noi non sappiamo nemmeno che esiste. Questa memoria raccoglie i ricordi traumatici in modo disordinato, senza nozione di spazio e di tempo. Non è semantica. Non ha parola. Può essere innescata in qualsiasi momento da “detonatori”, cioè da eventi che ricordano il Trauma: un odore, un colore, un rumore, delle immagini, delle parole, delle frasi, etc. Questo innesca allora un’angoscia intensa, come se la persona rivivesse il trauma nell’istante stesso. È quello che si chiama un “flash back”. Queste reazioni formano la turba da stress post traumatico (TPTS). In altri termini, queste donne hanno nel cervello una specie di bomba a scoppio ritardato. (Dre Muriel Salmona, « La dissociation traumatique et les troubles de la personnalité », 2013. http://www.memoiretraumatique.org/)

Pertanto: il sistema prostituente approfitta del fenomeno della dissociazione, in cui le donne non sono più in grado di difendersi. Lasciano il loro corpo a disposizione e subiscono violenze estreme. Ma queste donne divengono sempre di più traumatizzate.

2. Le conseguenze psichiche:

Queste conseguenze son fatali:

• Lo studio di Melissa Farley del 2008 ha trovato che il 68% delle donne in situazione prostitutiva vivono dei TPTS di un’intensità simile a quella dei vecchi combattenti o delle persone che hanno subito la tortura.
• Lo studio di Zumbeck del 2001 ha trovato che per il 60% soffrono di TPTS molto intense.

E ci sono altre turbe che possono svilupparsi: ogni specie di angoscia, di dipendenze diverse, turbe affettive come la depressione o la bipolarità, tutte le forme di dolori psicosomatici, turbe della personalità, turbe dissociative, etc.

3. La negazione della realtà:

Nel 2002 la Germania ha emanato una legge che ha legalizzato la prostituzione senza alcuna regolamentazione e che ne ha fatto un mestiere come un altro. Lo si è fatto perché si riteneva che non fosse la prostituzione ad essere traumatizzante, ma la stigmatizzazione di queste donne da parte della società. Le si sono qualificate d’allora in poi come “lavoratrici del sesso” (È lo stesso discorso che fa oggi la lobby di Amnesty International).

Il risultato 13 anni dopo l’emanazione di questa legge è catastrofico:

• Si osserva un’industrializzazione della prostituzione:

o Introito totale di questo settore: 14,6 miliardi di Euro, con 3500 bordelli registrati. (Michael Jürgs, Sklavenmarkt Europe, 2014, p. 327).

o Creazione di mega-bordelli con una capacità di accettazione di circa 1000 compratori di sesso alla volta. (Chantal Louis : « Die Folgen der Prostitution », dans Alice Schwarzer HG, Prostitution, ein Deutscher Skandal, p. 70-87)

o Bordelli a costo forfettario: per 60 Euro si offre una birra, una salsiccia e l’accesso senza limite alle donne.

o Non c’è più bisogno di andare in Thailandia per il turismo sessuale: si osserva l’arrivo di turisti sessuali provenienti dal mondo intero, che arrivano in gruppi, condotti da autobus direttamente dall’aeroporto di Francoforte ai mega-bordelli.

L’aumento della domanda: contiamo circa 400.000 donne prostituite in Germania e 1,2 milioni di uomini che comprano queste donne quotidianamente (TERRE DES FEMMES : http://frauenrechte.de/online/index.php/themen-und-aktionen/frauenhandel/prostitution)
Un abbassamento degli introiti delle donne (30 Euro per un rapporto sessuale, e devono pagare circa 160 Euro per una camera).

Una banalizzazione della prostituzione; per me, questa violenza è divenuta strutturale:

• La guida turistica ufficiale di Monaco fa la promozione dei suoi bordelli.

Si ingaggiano le donne per strada come “escort”.

• È frequente che dei giovani festeggino la fine del loro vita scolastica al bordello.

• Una visita guidata per i nuovi studenti a Berlino.

• Nella mia città, Karlsruhe, un club sportivo si trova proprio di fronte a un bordello. La sera, alcune donne fanno esercizio musicale, con le finestre aperte: i compratori di sesso si sono lamentati. C’è stato un processo ed è stato il bordello che ha vinto. Questa legge protegge dunque i compratori di sesso e non le donne.

• L’obiettivo proclamato dalla legge, cioè quello di proteggere e sostenere le donne in prostituzione, ha naufragato totalmente: di 400.000 donne, soltanto 44 si sono registrate come impresa individuale. Più della metà di queste donne lavorano nell’illegalità, cioè non hanno alcuna assicurazione sociale né hanno accesso ai servizi medici in Germania. Pertanto, anche se hanno solo un’influenza, non possono consultare un medico.

• Si osserva un pervertimento dei compratori di sesso: le pratiche sono divenute più pericolose, ed è attestato un aumento di violenze contro le donne e una mancanza di protezione per loro.

Alcune ricerche hanno studiato la violenza nella prostituzione:

• Lo studio internazionale compiuto da Melissa Farley nel 2008 ha rivelato le seguenti statistiche:

o 82% delle donne sono state aggredite fisicamente

o 83% sono state minacciate con un’arma

o 68% sono state violentate

o 84% sono state o sono senza fissa dimora

• Studio di Zumbeck del 2001 in Germania: 70% sono state aggredite fisicamente (Zumbeck, Sibylle: « Die Prävalenz traumatischer Erfahrungen, Posttraumatische Belastungsstörungen und Dissoziation bei Prostituierten », Hambourg, 2001) (Zumbeck, Sibylle: « Die Prävalenz traumatischer Erfahrungen, Posttraumatische Belastungsstörungen und Dissoziation bei Prostituierten », Hambourg, 2001)

• Studio del Ministero tedesco della famiglia del 2004: 82% sono citate per aver subito violenza fisica, 92% hanno subito vessazioni sessuali (« Bundesministerium für Familie, Senioren, Frauen und Jugend : Gender Datenreport », 2004)

Soltanto a prendere in considerazione queste cifre è difficile parlare di un mestiere come un altro. E queste ricerche datano a più di dieci anni fa. Le cose sono diventate molto peggio in Germania.

Ecco quanto constata la “dominatrice” Ellen Templin nel 2007: «Dopo la riforma si può constatare che non soltanto gli annunci sono divenuti disinibiti, ma i compratori di sesso sono divenuti più brutali. E questo sempre di più di giorno in giorno. Se oggi si dice “no, questo non lo faccio” ci si sente spesso rispondere “andiamo, non è così difficile, è il tuo mestiere”. Prima era vietato esigere sesso non protetto. Oggi i clienti domandano già al telefono se possono pisciarti in faccia, vogliono sesso non protetto, penetrazione anale od orale. Oggi, questo è quotidiano. Prima i compratori avevano ancora una cattiva coscienza; quella non esiste più oggi, e vogliono sempre di più.» (p. 171-178, Alice Schwarzer HG., Prostitution, ein Deutscher Skandal, 2013).

C’è un “menu” che circola su internet, dove i compratori ossono praticamente scegliere ciò che vogliono a partire da una lunga lista à la carte. (http://www.traummaennlein.de)

Ci sono dei siti su internet dove i compratori scambiano le loro esperienze, ed ecco il genere di cose che si possono leggere: «Gli ho divaricato la fica e gli ho ficcato dentro lentamente il mio cazzo, così da farla gemere a bassa voce. Quando ero alla fine e la baciavo più e più violentemente, lei voleva che smettessi e che le baciassi la micia. Non ne ho voglia, desolato Vanessa! Dopo ancora qualche solido colpo, gli ho tirato il mio carico nel sacco e gliel’ho conficcato ancora fino in fondo.»(https://freiersblick.wordpress.com/)
Qualche settimana fa ho ricevuto una nuova ricerca di Melissa Farley (http://prostitutionresearch.com/wp-content/uploads/2015/08/Sex-Buyers-Compared2015.pdf), che constata che i compratori di sesso presentano una struttura mentale simile agli uomini che hanno una turba della personalità antisociale, con le caratteristiche seguenti: mancanza di empatia, misoginia e desiderio di dominare la donna, pratica del ssso senza entrare in relazione, assenza di cattiva coscienza. Il compratore pertanto non è affatto il tipo simpatico della porta accanto che vuole giusto un po’ di sesso. No, la prostituzione attira gli psicopatici e fomenta i comportamenti antisociali tra gli uomini. Va da sé che questi comportamenti non rimangono confinati dietro i muri dei bordelli, ma influenzano anche la relazione uomo donna nel quotidiano.
• In queste condizioni nessuna donna tedesca è veramente in grado di svolgere questo “lavoro”. La composizione delle donne prostituite è cambiata. Con l’apertura dell’Europa all’est, le donne vengono dalle regioni più povere d’Europa: la Romania e la Bulgaria. E appartengono spesso alle minoranze che vivono in un’estrema povertà, come i Rom.
• Attualmente, circa il 95% tra di esse viene dall’estero. È diventata una prostituzione di sopravvivenza.
Sabine Constabel, un’assistente sociale che lavora a Stoccarda da più di 20 anni con le donne prostituite, ha detto quel che segue nel corso di un’intervista televisiva:
«Il 30% delle donne sono giovani, hanno meno di 21 anni, sono spesso sacrificate dalle loro stesse famiglie per sostenerle finanziariamente. La maggior parte non parla affatto il tedesco, e ci sono delle analfabete tra di esse. E spesso, non hanno ancora avuto relazioni sessuali in precedenza. Queste giovani donne vengono in Germania e vengono sottomesse ai desideri perversi dei compratori. Non sono capaci di dire no, di difendersi. Sono completamente spiazzate dalla situazione e completamente traumatizzate da essa. Molte di loro hanno bisogno di ogni tipo di sostanze psicotrope o di droghe dopo le loro prime esperienze. Dicono “altrimenti non si può sopravvivere a quello”. Alcune donne che stanno lì solo da qualche giorno dicono “io qui sono morta, non posso più ridere”. Altre lo sopportano da anni e dicono: “ho dei bambini a casa, li devo mantenere”. Queste donne sono molto traumatizzate, sviluppano depressioni, incubi, problemi fisici, somatizzano, hanno dolori di stomaco, si ammalano e si sentono malate. Sviluppano una grande disperazione, non vogliono più fare questo lavoro orribile.» (https://www.youtube.com/watch?v=BpCPKDRcFg0,17.10.2013)
Per concludere, vorrei citare Michaela Huber, presidente dell’associazione tedesca “Trauma e Dissociazione”: «La società deve farsi un quadro della situazione e domandarsi: “Che cos’è questo?” Che cosa accade? Come la sessualità è arrivata a disconnettersi dalla relazione, dall’amore, dalla famiglia? Questo è quello che vogliamo? È una discussione che dovrebbe svolgersi nella nostra società. Vogliamo accettare che milioni di uomini comprino quotidianamente corpi di donne per penetrarli? Lo consideriamo giusto? Quale società può considerarlo giusto?» (http://www.trauma-and-prostitution.eu/2015/01/22/eiszeit-der-ethik, 22.01.2015).

Traduzione di http://www.resistenzafemminista.it/ dal testo francese di https://ressourcesprostitution.wordpress.com/2015/12/23/dre-ingeborg-kraus-la-prostitution-est-incompatible-avec-legalite-hommes-femmes/